Terminologia base della danza
50 parole che sentirai a lezione riguardanti la Terminologia di base della danza.
C’è una cosa che succede quasi sempre quando inizi un corso di danza (o quando riprendi dopo tanto tempo): ti sembra di essere finita in una lingua nuova.
L’insegnante parla, tu provi a seguire, ma intanto nella tua testa scorrono domande piccole e urgenti: “Che cos’è una diagonale?”, “Quando dice ‘musicalità’ che intende davvero?”, “Frame… ma io che devo fare con le braccia?”, “Spotting… devo guardare dove?”. E la cosa buffa è che spesso non è difficile il movimento.
È difficile il vocabolario che lo accompagna.
Indice dei Contenuti
ToggleLa terminologia della danza è piena di parole che sembrano normali ma, in sala, cambiano significato. “Postura” non è solo stare dritti. “Contare in otto” non è fare matematica. “Pulizia” non è essere ordinati: è essere chiari, leggibili, coerenti. E poi ci sono i termini che arrivano da altre lingue (francese soprattutto, ma anche inglese), e quelli che diventano “slang” da insegnante: parole che senti ripetere mille volte e che, a forza di sentirle, ti sembrano ovvie… finché non ti accorgi che ognuno le usa con una sfumatura diversa.
Questa breve guida da 50 parole nasce per un motivo semplice: renderti la vita più facile a lezione presso la tua scuola di danza. Non è un dizionario accademico, non vuole fare la maestra severa. È più una guida scritta come se avessimo un quaderno aperto sulla panca: “questo termine lo sentirai spesso; ecco cosa significa davvero; ecco un esempio concreto; ecco l’errore tipico che si fa quando lo si fraintende”.
Lista delle 50 parole che sentirai a lezione di danza
Di seguito ecco la guida da 50 termini didattici della danza che puoi scorrere, ritrovare una parola al volo e rileggere solo quella, anche dal cellulare prima della lezione.
Ogni voce è un mini-blocco con spiegazione ed esempio, perché la teoria senza esempio in danza resta aria.
L’obiettivo, alla fine, è questo: quando l’insegnante parla, tu non perdi tempo a tradurre. Capisci subito, ti muovi meglio, senti sicurezza… e inizi a goderti la lezione.
1) Riscaldamento
È tutto ciò che fai prima di “ballare davvero” per preparare corpo e attenzione. Non è solo sudare: è svegliare articolazioni, fiato, coordinazione.
Esempio: “Facciamo 10 minuti di riscaldamento: mobilità spalle, anche, poi un po’ di cardio leggero.”
2) Mobilità
Capacità di muovere un’articolazione in modo fluido e controllato, senza rigidità. Non è sinonimo di elasticità: puoi essere molto mobile senza essere “spaccata”.
Esempio: “Oggi lavoriamo sulla mobilità del torace: costole che scivolano, non spalle che si alzano.”
3) Stretching
Allungamento muscolare. Può essere leggero prima della lezione e più profondo dopo, quando i tessuti sono caldi.
Esempio: “Dopo la lezione facciamo stretching per polpacci e anche.”
4) Postura
Non è “stare dritti come soldatini”. È l’allineamento utile per muoverti bene: piedi, bacino, colonna, spalle, testa.
Esempio: “Postura neutra: costole non in fuori, spalle morbide, collo lungo.”
5) Allineamento
Il “mettere in linea” le parti del corpo in modo efficiente. Di solito lo senti quando si parla di ginocchia sopra i piedi, bacino stabile, spalle parallele.
Esempio: “Attenta all’allineamento: ginocchio che segue la punta del piede.”
6) Centro (Core)
Non è solo addominali. È l’insieme di muscoli che stabilizza tronco e bacino. In danza “usare il centro” significa non ballare “a pezzi”.
Esempio: “Usa il centro per il giro: non buttarti, resta raccolta.”
7) Peso
Quanto e dove “appoggi” il corpo. In danza il peso si sposta in modo intenzionale: avanti, indietro, destra, sinistra.
Esempio: “Porta il peso sul piede destro, così il sinistro diventa leggero.”
8) Appoggio
Come il piede incontra il pavimento. Un buon appoggio rende tutto più stabile: giri, salti, cambi direzione.
Esempio: “Senti l’appoggio su tutta la pianta, non solo sulle dita.”
9) Radicamento
Sensazione di “essere nel pavimento” anche quando ti muovi. È tipico in danze più “a terra” (es. modern, afro, bellydance baladi).
Esempio: “Radicati: piega un filo le ginocchia e lascia il peso scendere.”
10) Equilibrio
Capacità di restare stabile da ferma e in movimento. Non è solo “non cadere”: è controllare micro-aggiustamenti.
Esempio: “Prima fermiamo l’equilibrio, poi aggiungiamo il giro.”
11) Isolazioni
Movimenti in cui una parte del corpo si muove mentre il resto resta relativamente fermo (anche, costole, spalle, testa).
Esempio: “Isolazioni di costole: bacino fermo, costole a destra e sinistra.”
12) Coordinazione
Capacità di far lavorare insieme più parti del corpo con tempi diversi. È il cuore della danza: braccia e piedi, testa e bacino, ecc.
Esempio: “Coordinazione: passi in avanti mentre le braccia disegnano un cerchio.”
13) Dissociazione
Simile alle isolazioni, ma spesso indica “due parti che fanno cose diverse” (torso che ruota mentre bacino resta, ecc.).
Esempio: “Dissocia: bacino frontale, busto in diagonale.”
14) Conteggio in 8
Il modo più comune di contare la musica in molte lezioni. Non è una legge universale, ma una convenzione pratica.
Esempio: “Lo facciamo in due otto: 1-2-3-4-5-6-7-8, poi ripeti.”
15) Battito (Beat)
Il “tic” regolare della musica. È ciò su cui cammini, batti le mani, fai step semplici.
Esempio: “Cammina sul beat: un passo per ogni colpo.”
16) Tempo
Spesso usato come sinonimo di beat, ma può anche indicare la velocità (lenta/veloce).
Esempio: “Questo pezzo è più veloce: stessa combinazione, tempo diverso.”
17) Accento
Un colpo più importante nella musica (o nel movimento). In danza, l’accento è “dare rilievo” con energia e intenzione.
Esempio: “Accentiamo sul 1: boom, e poi morbido.”
18) Musicalità
La capacità di “stare con la musica”: non solo sul tempo, ma anche su accenti, pause, fraseggio, dinamiche.
Esempio: “Qui la musica fa una pausa: non riempire, respira.”
19) Frase musicale
Un’unità di musica, come una frase in un discorso. Capire le frasi ti aiuta a non ballare “a caso”.
Esempio: “La frase finisce qui: chiudi il movimento, poi riparti.”
20) Dinamica
Il “come” fai un movimento: forte, morbido, esplosivo, sospeso, continuo.
Esempio: “Stesso passo, ma dinamica diversa: prima pesante, poi leggera.”
21) Qualità del movimento
Parola sorella della dinamica, ma più ampia: descrive il carattere del gesto (fluido, spezzato, elastico…).
Esempio: “Non serve più ampiezza: serve una qualità più ‘morbida’.”
22) Pulizia
Movimento chiaro e leggibile. Non è perfezione: è coerenza e precisione.
Esempio: “Pulizia nelle braccia: niente gomiti che crollano.”
23) Linee
Le forme che crei nello spazio (braccia, gambe, torso). “Belle linee” significa posizioni curate e leggibili.
Esempio: “Allunga le linee: dita vive, collo lungo, spalle basse.”
24) Spazio
Come ti muovi nella sala: avanti/indietro, laterale, diagonali. Anche “quanto spazio occupi” con il corpo.
Esempio: “Usa più spazio: non ballare tutto sul posto.”
25) Diagonale
Attraversare la sala in diagonale (angolo-angolo). È usata per traveling, salti, sequenze.
Esempio: “Facciamo la diagonale di giri: parti da lì e arrivi in fondo.”
26) Centro scena
Il punto “visivo” più importante (su palco) o il punto di riferimento in sala.
Esempio: “Arriva al centro scena e tieni una pausa: quello è il tuo momento.”
27) Direzione
Dove guarda il corpo: fronte, diagonale, lato. Cambiare direzione cambia tutto l’effetto.
Esempio: “Non restare frontale: cambia direzione sul 5.”
28) Livelli
Altezze diverse: alto (in punta), medio (in piedi), basso (plié, a terra).
Esempio: “Gioca coi livelli: scendi sul 3 e risali sul 7.”
29) Plié
Piegamento delle ginocchia (termine francese). Serve per ammortizzare, radicarti, preparare salti e giri.
Esempio: “Piccolo plié prima del salto, così non atterri rigida.”
30) Relevé
Salire sulle mezze punte (termine francese). Fondamentale per equilibrio e giri.
Esempio: “Vai in relevé e tieni l’asse: talloni su, ginocchia morbide.”
31) Turnout
Rotazione esterna delle gambe (soprattutto nella danza classica). Non è “forzare i piedi”: viene dall’anca.
Esempio: “Turnout naturale: non forzare, apri quanto puoi senza dolore.”
32) Asse
La linea immaginaria che attraversa il corpo e ti tiene stabile nei giri.
Esempio: “Hai perso l’asse: ti sei inclinata in avanti.”
33) Spotting
Tecnica nei giri: la testa “fissa” un punto e poi torna veloce, per non perdere orientamento.
Esempio: “Spotting sullo specchio: guarda un punto e riaggancialo.”
34) Giro (Turn)
Rotazione del corpo. Può essere semplice o tecnico. In sala spesso si lavora su preparazione, asse, spotting.
Esempio: “Preparazione, giro, chiusura: non correre.”
35) Preparazione
Il “prima” del movimento: come imposti peso, braccia, direzione. Spesso è lì che si decide se il passo riesce.
Esempio: “La preparazione è troppo veloce: rallenta e poi gira.”
36) Chiusura
Il momento in cui finisci un movimento e “lo completi”. Senza chiusura, tutto sembra provvisorio.
Esempio: “Chiudi bene sul 8: piedi insieme e posa.”
37) Transizione
Il passaggio tra un passo e l’altro. Le transizioni belle fanno sembrare tutto fluido.
Esempio: “Non saltare da un passo all’altro: cura la transizione.”
38) Sequenza / Combinazione
Una serie di passi messi insieme. A lezione spesso si studia una combinazione per lavorare su tecnica e musicalità.
Esempio: “Ripetiamo la combinazione: prima lenta, poi a musica.”
39) Coreografia
Struttura completa di passi e movimenti su un brano o una parte di brano.
Esempio: “In questa coreografia, l’accento forte è sempre sul 1.”
40) Improvvisazione
Danzare senza passi fissati, scegliendo sul momento. Non significa “a caso”: significa ascoltare e decidere.
Esempio: “Improvvisa solo con tre movimenti: vedrai che diventi più musicale.”
41) Freestyle
Termine spesso usato per improvvisazione in contesti urban/hip hop. Più “personale”, più spontaneo, ma sempre legato al beat.
Esempio: “Freestyle sul ritornello: non copiare, usa il tuo groove.”
42) Groove
Sensazione di “stare dentro” al ritmo, spesso con un bounce naturale. È molto citato in urban e afro.
Esempio: “Trova il groove: non fare i passi rigidi, lascia rimbalzare.”
43) Bounce
Piccolo rimbalzo del corpo sul beat. Aiuta a dare vita e a “non essere legno”.
Esempio: “Aggiungi bounce: è un micro-plié che vive col ritmo.”
44) Flow
Scorrevolezza. Un movimento che “va avanti” senza blocchi inutili.
Esempio: “Cerca il flow nelle braccia: niente stop a metà.”
45) Marcatura (Marking)
Fare la coreografia “a bassa intensità” per ricordare passi e direzioni, senza ballarla al 100%.
Esempio: “Facciamo una marcatura: solo piedi e direzioni.”
46) Livello di energia
Quanto “spingi” davvero un movimento. In sala spesso si alterna bassa energia (studio) e alta energia (performance).
Esempio: “Prima pulizia a energia 60%, poi la facciamo a 100%.”
47) Espressività
Uso di viso, sguardo e intenzione. Non è “fare facce”: è dare senso al movimento.
Esempio: “Non sorridere sempre uguale: scegli un’intenzione per questa frase.”
48) Interpretazione
Come “racconti” la musica col corpo. Va oltre i passi: è scelta di pause, qualità, accenti, presenza.
Esempio: “Interpreta la voce: lascia spazio, non correre.”
49) Presenza scenica
Come “stai” davanti agli altri. È postura, sguardo, sicurezza, gestione dello spazio.
Esempio: “Anche ferma hai presenza scenica: respira e guarda avanti.”
50) Feedback / Correzione
L’informazione che l’insegnante ti dà per migliorare. È oro, anche quando punge un po’.
Esempio: “Correzione: spalle giù e costole dentro. Ripeti e senti la differenza.”
Non devi imparare tutto in un giorno.
Però anche solo capire 10 parole ti cambia l’esperienza della lezione. Ti senti meno “fuori posto”, capisci più velocemente, e soprattutto inizi a fare una cosa bellissima: ascoltare.
Perché quando capisci il linguaggio della sala, il corpo smette di difendersi e comincia a danzare.
Di seguito ecco la versione “stampabile” in PDF con queste 50 parole (una per riga, con mini-definizione) da tenere a portata di mano e ripassare prima delle lezioni.