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10 errori che si commettono quando si apprende flamenco


10 errori che si commettono quando si apprende flamenco
IL BLOG DELLA DANZA DI PHOENIX STUDIO DANCE

Se hai iniziato a studiare flamenco da un po’ – o stai pensando di iniziare – sappi una cosa: gli errori che fai tu li abbiamo fatti TUTTI.

Li ho fatti io, li hanno fatti le bailaoras che oggi ammiri su YouTube, li fanno ancora le professioniste quando si rilassano troppo in prova.

Il flamenco è una strada lunga, piena di inciampi e piccole illuminazioni. È normale passare periodi in cui ti sembra di non migliorare, di essere “rigida”, “fuori compás”, “senza arte”. Spesso però non è una questione di talento, ma di errori ricorrenti che nessuno ti ha spiegato con calma.

In questo articolo ti porto dietro le quinte della lezione della nostra scuola di flamenco, qualcosa dal punto di vista di chi sta davanti allo specchio a dire “una volta ancora… da capo”. Vedremo 10 errori che praticamente tutte le allieve di flamenco fanno (anche le più brave), con esempi concreti e piccoli esercizi correttivi che puoi provare già dalla prossima classe.

Non è una lista per giudicarti: è una mappa per riconoscerti, sorridere di te stessa e dirti:

“Ok, questo lo faccio anche io. Adesso so come lavorarci.”

Pronta? Sistemiamo la falda, stringiamo bene le scarpe… e andiamo.


1. Pensare che il flamenco sia solo “passi e coreografie”

Uno degli errori più diffusi è ridurre il flamenco a una sequenza di passi da memorizzare.
“Quanti compás sono?”, “Dopo questo marcaje cosa viene?”, “Mi dimentico sempre il finale…”. Ti suona familiare?

È normale: il cervello ama mettere tutto in fila, soprattutto all’inizio. Ma il flamenco, se rimane solo coreografia, diventa una danza qualunque, dura, scolastica, senz’anima. Il problema non è imparare la sequenza (serve!), ma fermarsi lì.

Quando balli pensando solo al “cosa viene dopo”, succede questo:

  • il corpo si irrigidisce perché ha paura di sbagliare;
  • lo sguardo si spegne, cerchi nello specchio solo conferme tecniche;
  • ti stacchi dalla musica: il compás non è più un dialogo, ma un metronomo minaccioso.

Il flamenco, invece, nasce all’inverso: prima il sentire, poi il fare. Prima il cante, il compás, il carattere del palo… e solo dopo decidiamo come “incarnarli” in passi.

Mini-tip da studio
Ogni volta che studi una coreografia, fermati e chiediti:
“Se questa musica fosse una persona, che carattere avrebbe? Cosa gli risponderebbe il mio corpo?”
Anche 30 secondi di ascolto consapevole prima di iniziare a muoverti cambiano tutto.


2. Portare in sala la “postura normale” invece della postura flamenca

Secondo errore gigantesco: entrare in sala con la postura da tutti i giorni.
Spalle un po’ in avanti, collo proteso verso lo schermo, bacino che cade, ginocchia molli.

Il risultato è che:

  • i tuoi movimenti sembrano “piccoli” anche quando stai facendo passi corretti;
  • il peso sfugge, perdi equilibrio nei giri e nei zapateados;
  • ti stanchi presto e ti viene mal di schiena.

La postura flamenca non è “stare dritte come un soldato”. È un assetto vivo, orgoglioso:

  • colonna allungata, come se qualcuno ti tirasse leggermente dalla sommità del capo;
  • petto aperto, senza spingere il torace in avanti in modo artificiale;
  • bacino neutro, non in retroversione, non “a papera”;
  • ginocchia morbide, pronte a rispondere al compás.

Quando questa postura entra nel corpo, tutto cambia: anche un semplice marcaje in avanti diventa presenza scenica, anche un passo basico “dice qualcosa”.

Mini-esercizio
Prima di iniziare la lezione, prenditi un minuto davanti allo specchio.
Appoggia le mani sui fianchi, respira e pensa: “Sono più grande del mio problema, più grande della mia paura.”
Lascia che la postura si apra da sola, senza forzarla. Quella è la tua “postura flamenca di base”.


3. Mani rigide, braceo scollegato: il “dramma” di metà classe

Se c’è una cosa che fa impazzire le allieve (e gli insegnanti) sono le mani rigide.
Braccia belle, movimento fluido… e poi arrivi alla mano e tac, dita a paletta o dita morte.

Molte persone vivono il braceo come un “ornamento” da aggiungere dopo aver risolto i piedi. In realtà le braccia sono parte del discorso, non un effetto speciale.

Gli errori più comuni:

  • fare il braceo “a memoria”, senza legarlo al compás;
  • pensare solo alle dita e non al percorso completo del braccio;
  • bloccare le spalle (per timidezza o tensione) e costringere così il movimento.

Risultato: braccia belle sul serio solo quando ci pensi. Appena subentra un passo difficile, le mani tornano rigide o spariscono.

Il trucco è lavorare spesso solo sulle braccia, senza piedi, senza coreografia, anche davanti al lavandino mentre ti lavi i denti. 😉

E ricordare che la mano flamenca non è una “posizione”, è un viaggio: dal centro del corpo, passando per la spalla, il gomito, il polso… fino a finire nel dito medio che guida il gesto.

Mini-tip
Prova a dedicare 5 minuti al giorno solo al braceo davanti allo specchio.
Scegli una musica lenta, comoda, e concentrati su una cosa sola: le spalle rimangono morbide.
Meglio 5 minuti al giorno così, che un’ora a settimana a “pensarci poco”.


4. Avere paura del compás (e quindi evitarlo)

Altro errore universale: avere paura del compás.
“E se vado fuori?”, “E se arrivo in ritardo al remate?”, “E se sbaglio il conteggio?”

La paura del compás crea un corto circuito: ti irrigidisce e ti porta proprio a perdere il tempo.
Per difenderti da questa paura spesso fai due cose sbagliate:

  1. Conti solo con la testa: 1-2-3-4-5-6-7-8… e ti stacchi dal corpo.
  2. Ti appoggi agli altri: ti sincronizzi a vista con chi ti sta accanto, invece di sentire il tuo ritmo interno.

Il compás, invece, dovrebbe diventare il tuo miglior alleato: qualcosa che ti sostiene, non che ti giudica. È come un amico che ti dice “rientra qui”, “respira lì”, “adesso puoi esplodere”.

Come si fa ad arrivarci?

  • accettando che andare fuori tempo è normale mentre impari;
  • lavorando tantissimo con palmas semplici e passi basici;
  • smettendo di pensare che il compás sia solo “contare fino a 12”.

Mini-esercizio pratico
Prendi una bulería semplice. Non ballare. Solo cammina per la stanza a tempo, come se stessi passeggiando per strada, ma seguendo la musica.
Ogni tanto, fermati sul 10–11–12 e riparti. Devi sentire che il tuo corpo comincia a “riconoscere” i punti forti… senza coreografia.


5. Ballare solo con la testa: troppo pensiero, poca pancia

Una cosa che vedo spesso nelle allieve intermedie: tecnicamente stanno bene, ma qualcosa non arriva.
Sanno i passi, sanno i remates, sanno il conteggio… ma non si “sporcano” mai.

Il problema? Ballano solo con la testa.
Pensano a:

  • com’è l’angolo del braccio;
  • se il piede è in diagonale giusta;
  • se la maestra le sta guardando;
  • se le altre sono più brave.

Il flamenco però ha bisogno anche di pancia, di istinto, di quella parte di te che non controlli al millimetro. Se tieni tutto “sotto controllo”, il pubblico percepisce paura di sbagliare, non forza.

Non significa “buttarsi e basta” o diventare caotiche. Significa lasciare un piccolo margine di rischio: un accento più forte, uno sguardo improvviso, un marcaje fatto davvero pensando al cante, non alla forma.

La formula magica è:
Tecnica al servizio dell’istinto, non istinto contro la tecnica.

Mini-tip per sbloccarsi
La prossima volta che ripeti una falseta o un marcaje, fai così:
alla terza ripetizione, obbligati a esagerare un dettaglio – lo sguardo, una pausa, un respiro, un colpo di tacón.
Non deve essere “pulito”: deve essere sentito. Pian piano il corpo capirà che può permetterselo.


6. Dimenticare la mirada: ballare con un volto “spento”

Errore diffuso e devastante per chi ti guarda: ballare con il volto neutro.
Occhi persi nello specchio, bocca chiusa in modalità “concentrata”, zero relazione con il pubblico (o con la maestra, o con il compagno di studio).

Il flamenco è pieno di miradas: sfide, ironia, dolcezza, indifferenza, rabbia trattenuta.
Se il viso non partecipa, è come leggere una poesia con la voce piatta.

Molte allieve hanno paura di “fare facce”.
Si sentono ridicole, oppure pensano che “prima devo avere la tecnica, poi penserò all’espressione”. Il risultato è che passano anni a ballare “in bianco e nero”.

In realtà, lavorare sulla mirada aiuta la tecnica:

  • ti radica nel presente (non puoi pensare al passato se stai guardando qui e ora);
  • dà un’intenzione ai movimenti, quindi li rende più fluidi;
  • ti collega al cante e alla chitarra: diventi parte di una storia.

Mini-esercizio
Scegli una breve sequenza (anche solo un marcaje laterale). Fallo tre volte così:

  1. Una volta guardando a terra.
  2. Una volta guardando te stessa allo specchio.
  3. Una volta immaginando una persona specifica davanti a te (pubblico, amico, “rivale”).

Osserva come cambia il tuo corpo solo cambiando la mirada. Da lì in poi, lavora per non dimenticarla più.


7. Correre troppo: voler fare “cose difficili” senza basi solide

Altro errore classicissimo: saltare le basi.
Ti annoi con il marcaje semplice, vuoi subito i giri complicati, i pies velocissimi, le mani super elaborate.

Capisco la voglia di “sentirsi avanzate”. Ma il flamenco è spietato: se le basi non ci sono, tutte le cose “difficili” crollano come un castello di carte.

Segnali che stai correndo troppo:

  • non riesci a fare un marcaje in avanti lento e pulito;
  • ti stanchi subito nelle sequenze di zapateado;
  • i giri vengono solo “a fortuna”;
  • in bulería ti perdi appena la musica cambia leggermente.

Un buon insegnante ti riporta sempre alle origini: camminare, marcare, battere le palmas, ascoltare. È lì che si costruisce la maestria. Le bailaoras che ammiri possono fare follie perché i loro marcajes basici sono perfetti.

Flamenco non è cosa sai fare, ma come fai anche la cosa più semplice.

Mini-tip “ego-friendly”
Ogni settimana, dedica 10 minuti a lavorare su un passo base come se fosse una variación d’esame.
Pretendi da te: compás, postura, braceo, mirada. Trattarlo come “cosa da principianti” è uno dei modi più veloci per non crescere mai davvero.


8. Vergognarsi della propria voce: niente jaleos, niente palmas, niente respiro

Il flamenco non è solo piedi e braccia. È anche voce, respiro, suono del corpo.

Molte allieve non vogliono:

  • fare jaleos (“olé”, “toma ya”, “eso es”…);
  • battere le palmas forti;
  • contare a voce alta;
  • respirare “sonoro” durante lo sforzo.

Per pudore, timidezza o perché pensano che “disturba la lezione”.
In realtà, tutto questo fa parte del flamenco. È così che il corpo entra nel compás e si connette al gruppo.

Vergognarsi della propria voce è come tagliare a metà la propria energia: da giù sale qualcosa, ma si blocca in gola.

Quando inizi ad appoggiarti anche alla voce (contare, incitare, espirare forte sul remate), succede una piccola magia:

  • il corpo si libera;
  • il compás entra più in profondità;
  • la timidezza scende perché ti sei sentita, non solo vista.

Mini-esercizio gentile
La prossima volta che fai palmas in classe, scegli un momento preciso (per esempio un remate) e permettiti un piccolo jaleo, anche solo un “¡Eso!” o un “¡Olé!” a bassa voce.
Non devi urlare: devi autorizzarti a partecipare. Piano piano verrà naturale.


9. Copiare le grandi bailaoras senza ascoltare il proprio corpo

YouTube e Instagram sono una benedizione… e una trappola.
Vedi video incredibili, ti innamori dello stile di una bailaora e inizi a copiare ogni cosa: mani, sguardo, postura, piccole “pose”.

All’inizio è normale, è anche educativo. Ma se rimani incollata alla copia, rischi di:

  • forzare il tuo corpo in forme che non gli appartengono;
  • sentirti sempre “inferiore” perché il paragone è impossibile;
  • ignorare la tua voce fisica ed emotiva, che magari ha altre cose da dire.

Il flamenco è pieno di personalità diverse: dure, eleganti, giocose, drammatiche, ironiche. Non sei obbligata a essere “la gitana furiosa” se non ti appartiene.
Il lavoro profondo consiste nel trovare la tua forma di verità dentro il linguaggio flamenco.

Copiare è un punto di partenza, non un punto di arrivo.

Mini-tip di esplorazione
Scegli un frammento di 8 tempi. Fallo una volta “come la maestra”.
Poi rifallo come verresti spontaneamente, se nessuno ti stesse guardando: magari più semplice, meno “drammatico”, o al contrario più esagerato.
Osserva la differenza. Lì in mezzo c’è la tua identità che chiede spazio.


10. Dimenticare che il flamenco è relazione, non monologo

Ultimo errore, ma forse il più importante: dimenticare che il flamenco è relazione.

Relazione con:

  • il cante, che racconta una storia;
  • la chitarra, che ti sostiene e ti provoca;
  • le palmas e il gruppo, che ti tengono nel compás;
  • lo spazio e il pubblico, anche se è solo la tua insegnante e le 8 compagne di corso.

Molte allieve ballano come se fossero chiuse in una bolla: fanno la coreografia “per sé stesse”, senza mai rispondere a ciò che succede intorno.

In realtà, anche in sala prove, puoi iniziare a vivere il flamenco come dialogo:

  • se il volume della musica cresce, permettiti di crescere anche tu;
  • se le palmas fanno un controtempo, giocaci;
  • se la maestra ti guarda in un remate, rispondi con la mirada, non scappare.

Il giorno in cui smetti di pensare “sto facendo il mio pezzo” e inizi a sentire “stiamo creando qualcosa insieme”, succede una trasformazione potente: diventi parte dell’arte, non solo esecutrice.

Mini-esercizio relazionale
Durante la prossima lezione, scegli una persona o qualcosa con cui “ballare”:
può essere la chitarra registrata, una compagna, la maestra, persino una parete.
Ogni volta che fai un remate, offrilo a quella direzione. Il tuo corpo inizierà a capire cos’è un dialogo scenico.


Se ti sei ritrovata in almeno uno di questi errori (magari in tutti e dieci 😏), respira: sei esattamente nel posto giusto.

Il flamenco non è fatto per chi non sbaglia mai, ma per chi accetta di guardarsi con onestà, togliere uno strato alla volta e continuare a battere i piedi, anche quando sembra difficile.

Porta in sala uno di questi consigli alla volta, non tutti insieme. Scegli l’errore che “ti pizzica” di più e lavora lì, con pazienza.

Il resto verrà da sé, compás dopo compás.


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